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lunedì 9 settembre 2013

Lettera del premio Nobel per la pace Esquivel a Obama



"Lettera aperta al presidente degli Stati Uniti Barack Hussein Obama:

Ascolta il grido dei popoli! La situazione in Siria è preoccupante e ancora una volta gli Usa, erigendosi a gendarmi del mondo, pretendono di invaderla in nome della libertà e dei diritti umani. Il tuo predecessore George W. Bush, nella sua follia messianica, ha saputo strumentalizzare il fondamentalismo religioso per iniziare le guerre in Iraq e in Afghanistan. Quando affermava di conversare con Dio, e che Dio gli diceva di attaccare l'Iraq, lo faceva perché era volere di Dio esportare la “libertà” nel mondo.
Hai parlato, in occasione dei 50 anni della morte di Martin Luther King, anche lui premio Nobel per la Pace, della necessità di completare il “sogno” della mensa condivisa, di cui fu espressione maggiormente significativa la lotta per i diritti civili contro il razzismo nella prima democrazia schiavista del mondo. Luther King fu un uomo che diede la sua vita per dare la vita, e per questo è un martire del nostro tempo. Lo uccisero dopo la marcia su Washington perché si opponeva con la disobbedienza civile a continuare nell'essere complici nella guerra imperialista contro il Vietnam. Davvero credi che invadere militarmente un altro popolo sia portare questo sogno?
Armare dei ribelli per poi autorizzare l'intervento della Nato non è cosa nuova per il tuo Paese e i suoi alleati. Né è cosa nuova che gli Usa pretendano di invadere Paesi accusandoli di possedere armi di distruzione di massa, che nel caso dell'Iraq è risultato non essere provato. Il tuo Paese ha appoggiato il regime di Saddam che ha utilizzato armi chimiche per annientare la popolazione curda e contro la rivoluzione iraniana e non ha fatto nulla per punirlo perché in quel momento erano alleati. E ora pretende di invadere la Siria senza nemmeno conoscere i risultato dell'indagine Onu su autorizzazione dello stesso governo siriano. Certamente l'uso di armi chimiche è immorale e da condannare, ma il tuo governo non possiede alcuna autorità morale per giustificare un intervento.
Il segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon ha affermato che un attacco militare in Siria potrebbe peggiorare il conflitto. Il mio Paese, l'Argentina, attualmente alla presidenza di turno del Consiglio di sicurezza, ha reso pubblica la sua posizione contro un tale intervento, rifiutandosi di essere “complice di nuove morti”. Anche papa Francesco ha invitato a rendere globale la richiesta di pace e indetto una giornata di digiuno e preghiera contro la guerra per il 7 settembre, alla quale aderiamo. Persino il tuo alleato storico, la Gran Bretagna, si è rifiutato – almeno per ora – di prendere parte all'invasione.
Il tuo Paese sta trasformando la primavera araba nell'inferno della Nato, provocando guerre in Medio Oriente e scatenando il ladrocinio delle multinazionali. L'invasione che sostieni porterà ad altra violenza e altre morti, nonché la destabilizzazione della Siria e dell'intera regione. Con che obiettivo? Un analista lucido, Robert Fisk, ha sottolineato che l'obiettivo è l'Iran e procrastinare la creazione di uno Stato palestinese, non reagire all'indignazione suscitata dalla morte di centinaia di bambini siriani. E proprio quando in Iran ha trionfato un governo moderato, per cui è possibile cercare scenari di negoziazione pacifica ai conflitti esistenti. Questa sarà una politica suicida per il tuo Paese.
La Siria ha bisogno di una soluzione politica, non militare. La comunità internazionale deve dare il suo appoggio alle organizzazioni sociali che cercano la pace. Il popolo siriano, come tutti gli altri, ha diritto all'autodeterminazione e a definire il proprio processo democratico, e dobbiamo aiutarli nella misura in cui hanno bisogno di noi. Ma il tuo Paese non ha l'autorità morale, né legale, né la legittimità per invadere la Siria o qualsiasi altro Paese. Men che meno dopo aver ucciso 220 mila persone in Giappone lanciando bombe atomiche.
Nessun membro del Congresso può legittimare l'illegittimabile, né legalizzare l'illegalizzabile. Soprattutto tenendo conto di ciò che ha detto tempo fa l'ex presidente Usa J. Carter: “Gli Stati Uniti non hanno una democrazia che funziona”.
Le intercettazioni illegali che il tuo governo porta avanti nei confronti dei cittadini sembrano non essere molto efficienti, perché secondo un'inchiesta della Reuters, il 60 per cento degli americani si oppongono all'invasione che vuoi lanciare. Per questo ti chiedo: a chi obbedisci?
Il tuo governo è diventato un pericolo per l'equilibrio internazionale e per il proprio popolo, gli Usa si sono trasformati in un Paese che non riesce a smettere di esportare morte per mantenere la sua economia e il suo potere. Noi non smetteremo di cercare di impedirlo. Sono stato in Iraq dopo i bombardamenti degli anni Novanta, prima dell'invasione che ha deposto Saddam. Ho visto un rifugio pieno di donne e bambini uccisi dai missili telecomandati: danni collaterali, li chiamate.
I popoli stanno dicendo basta alle guerre. L'umanità reclama la pace e il diritto a vivere in libertà. I popoli vogliono trasformare le armi in aratri, e il cammino per farlo è disarmare le coscienze armate.
Non dimenticare mai che raccogliamo i frutti di ciò che seminiamo. Qualunque essere umano dovrebbe coltivare la pace, e tanto più un Premio Nobel. Spero che non finirai per trasformare il sogno di fraternità a cui anelava King in un tormento per i popoli e per l'umanità. Pace e bene,Adolfo Pérez Esquivel
Premio Nobel per la pace
"

lunedì 8 ottobre 2012

Il Nobel per la medicina alla ricerca sulle staminali adulte

Riporto il comunicato stampa dell'Associazione Scienza e Vita:

“Accogliamo con viva soddisfazione la notizia dell’assegnazione del Premio Nobel per la medicina agli scienziati Shinya Yamanaka e John Gurdon per le loro ricerche sulle cellule staminali adulte”, commenta Lucio Romano, presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita.
“Questi studi hanno evidenziato come ricerca ed etica si possano coniugare virtuosamente, giungendo a risultati autentici e scientificamente fondati e aprendo la strada a nuovi metodi di cura delle malattie”, continua Lucio Romano. “Scienza & Vita sostiene da sempre la ricerca sulle cellule staminali adulte: una ricerca rispettosa della dignità dell’uomo, i cui vantaggi clinici sono documentati e dimostrati”.
“L’assegnazione del Nobel dimostra come si possa fare ricerca senza declassare gli embrioni a materiale da laboratorio, senza scadere in una logica utilitaristica e riduzionistica per cui l’essere umano, nelle sue prime fasi di vita, non sarebbe altro che un prodotto da cui trarre il massimo rendimento. La riprogrammazione delle cellule staminali adulte – conclude Lucio Romano - concilia le esigenze e i progressi della ricerca scientifica con l’assoluta e incondizionata dignità di ogni essere umano”.

giovedì 5 aprile 2012

L'avvento di una nuova era


Qualche giorno fa sono andato con la mia dolce metà a fare un po' di "shopping" (in realtà avevo proprio bisogno di rinnovare il guardaroba...quindi, una necessità più che un divertimento!) e mi ha profondamente rattristato vedere molti capi Made in Myanmar. Ma come? Come si posso vendere prodotto fabbricati in uno dei paesi più corrotti al mondo, in qui dal 1962 vige un regime militare che ostacola la democrazia, la libertà di opinione...?
Allora il mio pensiero è volato a quella grandissima eroina della libertà che è Aung San Suu Kyi e proprio Domenica è giunta la notizia della sua entrata in Parlamento!

"L'avvento di una nuova era": così la leader della Lega Nazionale per la Democrazia ha salutato i risultati dell'elezioni suppletive di domenica che hanno visto il suo partito di opposizione al regime vincere in 43 su 44 dei seggi in cui il partito si è presentato (la circoscrizione di Kawhmuh). 
Una vittoria per il premio Nobel per la pace che ha vissuto 15 di carcere e  arresti domiciliari per la sua opposizione non-violenta al regime militare del Myanmar.

E' l'ennesimo segnale di una piccola apertura del presidente Thein (primo presidente civile dal 1962) verso la democratizzazione del Paese, ma solo il tempo potrà mostrarne i risultati.

Intanto siano di incoraggiamento le parole del Mahatma Gandhi: 
 When I despair, I remember that all through history the way of truth and love has always won. There have been tyrants and murderers and for a time they seem invincible but in the end, they always fall -- think of it, ALWAYS. 

lunedì 2 aprile 2012

Il "tetto del mondo" continua a bruciare

E' salito a 33 il numero dei giovani monaci tibetani che, dall'anno scorso, si sono immolati per la libertà del Tibet dandosi fuoco. Gli ultimi due, di 22 e 21 anni, lo scorso venerdì 30 marzo.
In risposta il governo cinese, secondo le notizie che giungono dalla ONG newyorchese Human Rights Watch, hanno messo sotto controllo tutti i 1787 templi della regione. Il silenzio e la censura sulle notizie da parte della Cina equivalgono ad un'ammissione di colpa.
Tenzin Gyatso, XVI Dalai Lama e XIV reincarnazione di Buddha, in esilio da 53 anni, continua la sua campagna non violenta per la libertà del proprio popolo (anche se l'anno scorso si è dimesso dagli incarichi politici), chiedendo un possibile compèromesso: che il Tibet rimanga territorio cinese ma con una particolare autonomia. Il governo cinese non lo accoglie, ma il sorriso del Dalai Lama, "Oceano di saggezza", rimane l'unica speranza per un Tibet libero.

martedì 20 marzo 2012

Quando gli scrittori salveranno una Nazione!

Si sta svolgendo (dal 10 al 24 marzo) a Pordenone la XVIII edizione del Dedicafestival, festival letterario monografico dedicato a scrittori che con le proprie opere e le proprie vite si fanno portatori di proposte e valori forti.
Quest'anno è dedicato a Wole Soyinka, scrittore Nigeriano e premio Nobel per la letteratura nel 1986. 
http://www.dedicafestival.it/ 


Soyinka da anni si batte per la democrazia e contro le ingiustizie, soprattutto nella sua Nigeria che ora vede il terrore a causa delle azioni della setta Boko Haram. Fu incarcerato, durante la guerra civile nigeriana, dal 1967 al 1969 per aver scritto un articolo che chiedeva il "cessate il fuoco". Da allora si batte per la dignità e la sacralità della vita, condannando il relativismo culturale- che giustificherebbe anche gravi violazioni dei diritti umani- e ogni tipo di assolutismo.


Insieme a altri due importanti scrittori nigeriani, Chinua Achebe e J.P. Clark, ha scritto un appello pubblico proprio contro la Boko Haram. 
Questo il testo:


LET NOT THIS FIRE SPREAD!

The fears we have all secretly nursed are coming to realisation. The nightmare we have hugged to our individual breasts, voicing them only in family privacy, or within trusted caucuses of friends and colleagues – lest they become instances of materialising evil thoughts – has finally burst through into our social, physical environment. Rumblings and veiled threats have given way to eruption, and the first cracks in the wall of patience and forbearance can no longer be wished away. Boko Haram is very likely celebrating its first tactical victory: Provoking retaliation in some parts of the nation.
We insist however that this need not be, and should not be so. And as long as any part, however minuscule, opts for the more difficult path of envisioned forbearance, we are convinced that its responses will find neighbour emulation between homesteads, between towns and villages, between communities on all levels and indeed – states. This hard, demanding, but profoundly moral and heroic option will be recognised and embraced as the only option for the survival, and integrity of the whole. All who claim to be leaders must lead – but in the right direction!
We urge a proactive resolve in all such claimants to leadership. It is not sufficient to make pious pronouncements. All who possess any iota of influence or authority, who aspire to moral leadership must act now to douse the first flickers of ‘responses in kind’ even before they are manifested, and become contagious. We urge that, beginning from now, leaders become true leaders in all communities, utilise the platforms of their associations, professions, clubs, places of instruction and places of worship, NGOs and other civic organisations, that they relentlessly spread the manifesto of Community – capital letters! – as an all-embracing human bond, and refuse to be sucked into the cauldron of mutual attrition that is the purpose of the religious warmongers among us.
What is proposed here is not any doctrine of submission, of ‘turning the other cheek’, or supine supplication to divine intervention etc. Very much the contrary! Self-defence is a fundamental human right and responsibility. However, we caution that we must place the total humanity of our nation above the methods and intent of a mindless, though programmed minority that is resolved to set religion against religion; community against community; destroy the internal cohesion of homes; render meaningless the very concept and imperatives of guest, strangers, the extended human family; and the universalist obligations of hosts as practised under the finest traditions of human encounters. Our duty is to denounce the killers among us; to deny them, right from source, the sump of blood that is their nourishment; the chaos that is their ambition; and the hatred that has poisoned their collective psyche. Our mission is to prove ourselves superior to them in understanding; to leap ahead of their perverse scheming and preserve our own humanity even as they jettison theirs – if ever they even were aware of its existence.
Calls have been made in the past – sometimes in response to a crisis within the nation, other times as an objective necessity even in the most tranquil of times – for the convening of a National Sovereign Conference to debate just how the nation should proceed in reinforcing civic and political life, and decide, in full freedom, the terms of her integrated existence. The government is urged to stop shying away from this project, pretending that those who happen to have been elected into the nation’s legislatures are best qualified to undertake the exercise, largely through piecemeal tinkering. This surely begs the question, since the very system and terms under which these – often dubiously – elected, serve, including the intolerable strain these institutions place upon the nation’s resources – are all at issue. That last indeed, the very inordinate exaction of running a presidential system, forms part of the impatience of the public, as new avenues for economic hardship are opened in a people’s struggle for survival, such as the recent crisis of the removal of petroleum subsidy. We call upon the government to re-think this measure. We warn the security forces to recall that their primary duty is to protect all citizens, and most especially those in opposition to government policies, in the exercise of their democratic rights. We cannot turn a blind eye to the killing of our fellow citizens even before the earliest manifestation of popular discontent gets under way. The first single security notch on the gun is always the signal for a countdown towards two, then three, moving to four figure statistics in the struggle for human dignity. Syria is our current cautionary instance. We know how Libya ended.
The security agencies of government should recognise where their urgent and immediate capabilities and competence are needed, where the greatest threat to nationhood since the Nigerian Civil War has been gloatingly launched, and with a daily toll of casualties of the innocent. We call upon the Nigerian government to intensify its obligations to protect the citizenry it claims to govern. The basic professional strategy of preventive policing, which appears no longer in fashion, must be re-activated. Security may appear less glamorous than the moral imposition that is articulated in appeals such as this, but it is nonetheless a crucial partner in the very existence of civil existence and the preservation of civic dignity. Necessary measures to curb the activities of a homicidal few, no matter under what name, faceless or disguised, whose minds have been warped beyond recovery, must be taken, and without flinching. Public evidence of the effectiveness of such measures makes our call for restraint meaningful. It reduces the stress placed daily on a people’s aspirations to a visionary fortitude, and reinforces the resolve for an engagement under forbearance in the ultimate pursuit of social justice as the foundation of peaceful co-existence.
This Appeal comes from Three Survivors of the Pioneering Writer/Teacher Generation of a half-century, post-Independence Nigeria, in her continuous struggle for a viable Nation-Being: Profs.
Achebe, Bekederemo-Clark and Soyinka.