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lunedì 11 agosto 2014

SBLOCCHIAMO IL DIALOGO


We can no longer ignore the suffering of millions due to the injustices of war. To take action, we’ve committed ourselves to influencing the public opinion by developing a greater awareness of the crisis in the Middle East and sending financial help to the families affected by it. This is our appeal.
Our first step:
August 15: wearing white T-shirts as a symbol of solidarity to spread awareness to the conflict in the Middle East.
We invite everyone to share and upload photos and videos on this page. We wish to get the involvement of as many people as possible in this effort!
https://www.facebook.com/dialoguetounlock/photos/pcb.655129901231488/655129617898183/?type=1&theater

venerdì 12 ottobre 2012

Onore e rispetto? Una lettera a Mediaset contro la mafia


Alcuni giovani Siciliani hanno scritto una lettera a Mediaset in seguito alla messa in onda delle  fictions "Onore e rispetto" e "Squadra antimafia".
Si può sottoscrivere la lettera partecipando all'evento su Facebook:    http://www.facebook.com/events/156022757873040/

Ecco il testo della lettera:

Spett.le Dottor Donelli,
a scriverLe è una parte di quella giovane Italia che non trova più rappresentazione nei prodotti commerciali sottoposti alla nostra attenzione.
Questa lettera è il frutto di una lunga meditazione su ciò che è più giusto proporre mediaticamente e su quanto ci si possa spingere oltre le imprescindibili esigenze del business, dello spettacolo, della dura legge dell’audience e dello share.

Uno spettacolo - specialmente di prima serata - dovrebbe essere prima di tutto gradevole, godibile, comunicativo, educativo e rappresentativo.
Il cinema e la fiction italiana si sono sempre contraddistinti per la loro capacità di far assaporare in poltrona la vita reale mediante l’impareggiabile bravura dei ns. registi nel portare in scena spaccati di vita, di sofferenza e anche di crude realtà che quotidianamente animano il nostro bel Paese.

Le ultime settimane, invece, hanno visto una concentrazione in prima serata – sicuramente non a caso - di due fiction interamente dedicate alla criminalità più spietata, efferata, a tratti disumana ed irreale, che non può rispecchiare i valori e i principi del popolo italiano. Infatti, pur continuando a rimanere fiduciosi nei confronti della funzione educativa del mezzo televisivo e nell’impegno che la Vs. emittente ha sempre dedicato a questa imprescindibile funzione, tuttavia, si ha difficoltà nel comprendere la logica sottesa alle ultime fiction.

Senza voler limitare il discorso a uno o più prodotti determinati e prendendo soltanto spunto dalle ultime due fiction di Mediaset, “L’Onore e il Rispetto” e “Squadra Antimafia” vorremmo suscitare una riflessione su almeno tre questioni:



1. Cos’è per voi l’Italia ?

Dalla visione di queste fiction rimane l’immagine di un’Italia che non cambia e non prova nemmeno a farlo; che dagli inizi del 900 sino a oggi è animata dalle stesse barbare pulsioni (e non passioni), dagli stessi animaleschi istinti (e non sentimenti), di un’Italia assetata di denaro, di potere, che continua a considerare la donna come un oggetto su cui esercitare un pieno diritto di proprietà (utendi et abutendi), che non ha alcun rispetto delle istituzioni, dei luoghi sacri, del focolare domestico, della vita.

E’ questa l’Italia? E’ questo un italiano?

Non scandalizziamoci allora se poi all’estero alla parola italiano affiancano quella di mafia, di corrotto, di uomo scansa fatiche. Nessuno chiede di ignorare i tanti mali che attanagliano il nostro Paese, e saremmo soltanto degli illusi se pensassimo che la mafia o la corruzione non esistono, ma non possiamo accettare che passi il messaggio che l’Italia è soltanto questo.



2. Cos’è per voi la Sicilia?

Fare un film in Sicilia è un’esperienza indimenticabile a detta di registi, attori e scenici. Ma non si può sempre pensare di scendere giù, fare un bagno nelle sue meravigliose acque, sedersi a tavola a gustare una granita al limone, godere dei paesaggi, strappandone i modi di dire, costruendo stereotipi, ignorando le impareggiabili lotte per la libertà e la giustizia che si sono combattute in questa terra.

Nonostante all’opinione pubblica non interessi e certamente non fa aumentare lo share, la Sicilia è terra che da tempo combatte da sola la sua battaglia contro l’ingiustizia e il sopruso; che con fatica muove passi verso la legalità e che è costretta ogni volta a dover subire l’onda mediatica di una fiction che rigetta nello sconforto un intero popolo, rivanga sentimenti di sconfitta, sottolineando che nulla potrà mai cambiare.
E’ questa la Sicilia?



3. Nelle fiction Mediaset, l’Italia e i suoi giovani muoiono assieme.

A nostro sommesso avviso, l’errore non sta nella trama della, ma nel messaggio finale, in quello che resta dopo ogni puntata al telespettatore una volta spenta la TV.

Se per un attimo si mettessero di canto gli effetti scenici, l’alta definizione, il 3D, il 4D, l’effetto dolby, si tornerebbe a pensare che dietro ogni corpo morto di una pellicola deve esserci un’anima, un messaggio da veicolare.

Dalle due fiction prese a modello, dal nostro punto di vista, traspare uno spaccato di un’Italia disarmata, odorante di malaffare e del puzzo di politici e uomini di potere corrotti; di una gioventù disinteressata e puerile.
Difatti, cosa fanno i giovani nelle fiction di Mediaset? Sono al soldo della mafia, muoiono ammazzati, stuprati, uccidono i loro familiari, aspirano, non a conseguire una laurea, ma a diventare il capo del mandamento di questo o quell’altro quartiere.

Non si pensa, inoltre, al male che si fa ai giovani che a fatica tentano di lasciarsi alle spalle un difficile passato e lottano per un futuro migliore. Forse i genitori di altre parti d’Italia possono tranquillizzare i loro piccoli che quell’orrore visto in TV non li riguarderà mai in prima persona, perché quelle cose accadono solo nel profondo Sud, ma una mamma del meridione questo non può dirlo e al figlio non resterà che associare all’immagine dell’uomo forte, ricco e potente quella del mafioso.

Nelle fiction di Mediaset il male trionfa sempre e ai limiti del surreale, perché l’esigenza scenica impone di mettere in cantiere la IV , la V, e la VI serie, con protagonista un “eroe” che sa di fumetto, che non muore mai, insensibile alle pallottole.
Ma quindi in Italia ci sono solo i cattivi?
No, ci sono anche i buoni, ma come vengono rappresentati? Poveri, sgobboni, mosche bianche e con le ore contante. In maniera sbrigativa si deve, invece, liquidare l’uscita di scena di quel povero illuso che aveva provato a cambiare le cose, di quel magistrato, poliziotto o uomo comune che sa solo arrendersi, perché evidentemente questa è l’immagine che si vuol dare dell’Italia, una terra di inetti.



4. Il perché di una lettera.

Ci corre l’obbligo di precisare che la Ns. non vuole assolutamente risultare una critica gratuita o una sterile polemica, ma soltanto la necessità di segnalare un forte disagio.
Si è scelto di farlo in forma privata e senza alcuna ricerca di spettacolarizzare la notizia, che avrebbe dato a noi e alla notizia “gli onori” delle cronache e magari Vi avrebbe imposto – per atto dovuto – una riflessione.

Confidiamo, invece, in una Vs. risposta che provenga dalla coscienza e dal Vs. essere italiani, si può fare cinema anche provando a dare un contributo alla società, parlando dell’amore, dei giovani, del bene vita, dell’amicizia, dei sogni degli adolescenti, e perché no anche del male, della mafia e della violenza, ma di un male dal quale si può anche guarire, dei buoni che tante volte vincono sui cattivi e di un’Italia che – seppur ferita – si rialza.

Cordialmente

mercoledì 18 luglio 2012

Today´s Mandela day.

THIS WEDNESDAY JULY 18th IS INTERNATIONAL MANDELA DAY!

The overarching objective of Mandela Day is to inspire individuals to take action to help change the world for the better, and in doing so build a global movement for good. Ultimately it seeks to empower communities everywhere. “Take Action; Inspire Change; Make Every Day a Mandela Day!”

To lean more about Mandela Day and how you can lend a helping hand to your community please click the link below:

www.mandeladay.com<http://www.mandeladay.com/>

giovedì 5 aprile 2012

L'avvento di una nuova era


Qualche giorno fa sono andato con la mia dolce metà a fare un po' di "shopping" (in realtà avevo proprio bisogno di rinnovare il guardaroba...quindi, una necessità più che un divertimento!) e mi ha profondamente rattristato vedere molti capi Made in Myanmar. Ma come? Come si posso vendere prodotto fabbricati in uno dei paesi più corrotti al mondo, in qui dal 1962 vige un regime militare che ostacola la democrazia, la libertà di opinione...?
Allora il mio pensiero è volato a quella grandissima eroina della libertà che è Aung San Suu Kyi e proprio Domenica è giunta la notizia della sua entrata in Parlamento!

"L'avvento di una nuova era": così la leader della Lega Nazionale per la Democrazia ha salutato i risultati dell'elezioni suppletive di domenica che hanno visto il suo partito di opposizione al regime vincere in 43 su 44 dei seggi in cui il partito si è presentato (la circoscrizione di Kawhmuh). 
Una vittoria per il premio Nobel per la pace che ha vissuto 15 di carcere e  arresti domiciliari per la sua opposizione non-violenta al regime militare del Myanmar.

E' l'ennesimo segnale di una piccola apertura del presidente Thein (primo presidente civile dal 1962) verso la democratizzazione del Paese, ma solo il tempo potrà mostrarne i risultati.

Intanto siano di incoraggiamento le parole del Mahatma Gandhi: 
 When I despair, I remember that all through history the way of truth and love has always won. There have been tyrants and murderers and for a time they seem invincible but in the end, they always fall -- think of it, ALWAYS. 

lunedì 2 aprile 2012

Il "tetto del mondo" continua a bruciare

E' salito a 33 il numero dei giovani monaci tibetani che, dall'anno scorso, si sono immolati per la libertà del Tibet dandosi fuoco. Gli ultimi due, di 22 e 21 anni, lo scorso venerdì 30 marzo.
In risposta il governo cinese, secondo le notizie che giungono dalla ONG newyorchese Human Rights Watch, hanno messo sotto controllo tutti i 1787 templi della regione. Il silenzio e la censura sulle notizie da parte della Cina equivalgono ad un'ammissione di colpa.
Tenzin Gyatso, XVI Dalai Lama e XIV reincarnazione di Buddha, in esilio da 53 anni, continua la sua campagna non violenta per la libertà del proprio popolo (anche se l'anno scorso si è dimesso dagli incarichi politici), chiedendo un possibile compèromesso: che il Tibet rimanga territorio cinese ma con una particolare autonomia. Il governo cinese non lo accoglie, ma il sorriso del Dalai Lama, "Oceano di saggezza", rimane l'unica speranza per un Tibet libero.

martedì 20 marzo 2012

Quando gli scrittori salveranno una Nazione!

Si sta svolgendo (dal 10 al 24 marzo) a Pordenone la XVIII edizione del Dedicafestival, festival letterario monografico dedicato a scrittori che con le proprie opere e le proprie vite si fanno portatori di proposte e valori forti.
Quest'anno è dedicato a Wole Soyinka, scrittore Nigeriano e premio Nobel per la letteratura nel 1986. 
http://www.dedicafestival.it/ 


Soyinka da anni si batte per la democrazia e contro le ingiustizie, soprattutto nella sua Nigeria che ora vede il terrore a causa delle azioni della setta Boko Haram. Fu incarcerato, durante la guerra civile nigeriana, dal 1967 al 1969 per aver scritto un articolo che chiedeva il "cessate il fuoco". Da allora si batte per la dignità e la sacralità della vita, condannando il relativismo culturale- che giustificherebbe anche gravi violazioni dei diritti umani- e ogni tipo di assolutismo.


Insieme a altri due importanti scrittori nigeriani, Chinua Achebe e J.P. Clark, ha scritto un appello pubblico proprio contro la Boko Haram. 
Questo il testo:


LET NOT THIS FIRE SPREAD!

The fears we have all secretly nursed are coming to realisation. The nightmare we have hugged to our individual breasts, voicing them only in family privacy, or within trusted caucuses of friends and colleagues – lest they become instances of materialising evil thoughts – has finally burst through into our social, physical environment. Rumblings and veiled threats have given way to eruption, and the first cracks in the wall of patience and forbearance can no longer be wished away. Boko Haram is very likely celebrating its first tactical victory: Provoking retaliation in some parts of the nation.
We insist however that this need not be, and should not be so. And as long as any part, however minuscule, opts for the more difficult path of envisioned forbearance, we are convinced that its responses will find neighbour emulation between homesteads, between towns and villages, between communities on all levels and indeed – states. This hard, demanding, but profoundly moral and heroic option will be recognised and embraced as the only option for the survival, and integrity of the whole. All who claim to be leaders must lead – but in the right direction!
We urge a proactive resolve in all such claimants to leadership. It is not sufficient to make pious pronouncements. All who possess any iota of influence or authority, who aspire to moral leadership must act now to douse the first flickers of ‘responses in kind’ even before they are manifested, and become contagious. We urge that, beginning from now, leaders become true leaders in all communities, utilise the platforms of their associations, professions, clubs, places of instruction and places of worship, NGOs and other civic organisations, that they relentlessly spread the manifesto of Community – capital letters! – as an all-embracing human bond, and refuse to be sucked into the cauldron of mutual attrition that is the purpose of the religious warmongers among us.
What is proposed here is not any doctrine of submission, of ‘turning the other cheek’, or supine supplication to divine intervention etc. Very much the contrary! Self-defence is a fundamental human right and responsibility. However, we caution that we must place the total humanity of our nation above the methods and intent of a mindless, though programmed minority that is resolved to set religion against religion; community against community; destroy the internal cohesion of homes; render meaningless the very concept and imperatives of guest, strangers, the extended human family; and the universalist obligations of hosts as practised under the finest traditions of human encounters. Our duty is to denounce the killers among us; to deny them, right from source, the sump of blood that is their nourishment; the chaos that is their ambition; and the hatred that has poisoned their collective psyche. Our mission is to prove ourselves superior to them in understanding; to leap ahead of their perverse scheming and preserve our own humanity even as they jettison theirs – if ever they even were aware of its existence.
Calls have been made in the past – sometimes in response to a crisis within the nation, other times as an objective necessity even in the most tranquil of times – for the convening of a National Sovereign Conference to debate just how the nation should proceed in reinforcing civic and political life, and decide, in full freedom, the terms of her integrated existence. The government is urged to stop shying away from this project, pretending that those who happen to have been elected into the nation’s legislatures are best qualified to undertake the exercise, largely through piecemeal tinkering. This surely begs the question, since the very system and terms under which these – often dubiously – elected, serve, including the intolerable strain these institutions place upon the nation’s resources – are all at issue. That last indeed, the very inordinate exaction of running a presidential system, forms part of the impatience of the public, as new avenues for economic hardship are opened in a people’s struggle for survival, such as the recent crisis of the removal of petroleum subsidy. We call upon the government to re-think this measure. We warn the security forces to recall that their primary duty is to protect all citizens, and most especially those in opposition to government policies, in the exercise of their democratic rights. We cannot turn a blind eye to the killing of our fellow citizens even before the earliest manifestation of popular discontent gets under way. The first single security notch on the gun is always the signal for a countdown towards two, then three, moving to four figure statistics in the struggle for human dignity. Syria is our current cautionary instance. We know how Libya ended.
The security agencies of government should recognise where their urgent and immediate capabilities and competence are needed, where the greatest threat to nationhood since the Nigerian Civil War has been gloatingly launched, and with a daily toll of casualties of the innocent. We call upon the Nigerian government to intensify its obligations to protect the citizenry it claims to govern. The basic professional strategy of preventive policing, which appears no longer in fashion, must be re-activated. Security may appear less glamorous than the moral imposition that is articulated in appeals such as this, but it is nonetheless a crucial partner in the very existence of civil existence and the preservation of civic dignity. Necessary measures to curb the activities of a homicidal few, no matter under what name, faceless or disguised, whose minds have been warped beyond recovery, must be taken, and without flinching. Public evidence of the effectiveness of such measures makes our call for restraint meaningful. It reduces the stress placed daily on a people’s aspirations to a visionary fortitude, and reinforces the resolve for an engagement under forbearance in the ultimate pursuit of social justice as the foundation of peaceful co-existence.
This Appeal comes from Three Survivors of the Pioneering Writer/Teacher Generation of a half-century, post-Independence Nigeria, in her continuous struggle for a viable Nation-Being: Profs.
Achebe, Bekederemo-Clark and Soyinka.