mercoledì 29 agosto 2012

Sentenza ed etica: Legge 40


La Corte Europea per i Diritti dell'Uomo ha bocciato la legge 40 del 2004. Strasburgo ha dato ragione ad una coppia italiana portatrice sana di fibrosi cistica. In particolare viene cancellata l'impossibilità di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni.
La sentenza giudica incoerente poiché un'altra legge permette di accedere all'aborto se il feto è malato di fibrosi cistica. Quindi, per i Giudici, la legge 40 viola il diritto alla vita privata e familiare dei due coniugi.

Ecco quanto ha detto in proposito Lucio Romano, presidente nazionale dell'associazione Scienza&Vita:


“La sentenza della Corte europea dei Diritti dell’Uomo, non definitiva perché suscettibile di rivisitazione alla Grande Chambre, non cancella le problematiche etiche connesse alla diagnosi genetica preimpianto”. 
“E’ bene ricordare – sottolinea Romano – che da genitori portatori di fibrosi cistica il 25% dei bambini ha probabilità di nascere malato, il 50% probabilità di nascere sano ma portatore e il 25% probabilità di nascere sano e non portatore. Con la tecnica della diagnosi genetica preimpianto, che richiede necessariamente una sovrapproduzione di embrioni, è implicito che anche embrioni sani, portatori e non, saranno soppressi”. 
“Inoltre, - continua Romano - giustificare la diagnosi genetica preimpianto sulla base di un ‘riconosciuto’ diritto all’aborto esplicita tangibilmente la finalità selettiva eugenetica della tecnica stessa. Infatti, si pongono sullo stesso piano criteriologie diverse: norme che regolano tecniche di fecondazione artificiale con quelle che normano l’interruzione volontaria di gravidanza”. 
“La legge 40 non è una legge né ideologica né confessionale, ma pensata per la tutela dei diritti di tutti i soggetti coinvolti, ivi compresi quelli del concepito”, conclude Lucio Romano. “La sentenza della Corte europea rivela invece un atteggiamento di riduzionismo antropologico e di discriminazione nei confronti dell’embrione, considerato meramente ‘materiale di laboratorio’, in palese contraddizione con la recente sentenza europea in materia di brevettabilità degli embrioni che riconosce la dignità di essere umano anche al concepito”.