giovedì 30 maggio 2013

Approvata alla Camera la Convenzione di Istambul

 
 
Il 28 maggio scorso, la Camera ha approvato con 545 sì su 545 presenti la Convenzione di Istambul contro la violenza sulle donne. Ora il voto spetta al Senato.
Il nostro è il quinto Paese ad approvare il trattato, che per essere applicato dovrà essere ratificato da almeno 10 Paesi, dei quali 8 facenti parte del Consiglio Europeo.
La Convenzione è il "primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza. La Convenzione ha tra i suoi principali obiettivi l’individuazione di una strategia condivisa per il contrasto del- la violenza sulle donne, ma anche la prevenzione della violenza, la protezione delle vittime e la perseguibilità penale degli aggressori. La Convenzione mira inoltre a promuovere l’eliminazione delle discriminazioni per raggiungere una maggiore uguaglianza tra donne e uomini. Ma l’aspetto più innovativo del testo è senz’altro quello di riconoscere la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione. Nella Convenzione, tra l’altro, viene riconosciuta ufficialmente la necessità di azioni coordinate, sia a livello nazionale che internazionale, tra tutti gli attori a vario titolo coinvolti nella presa in carico delle vittime e la necessità di finanziare adeguatamente le azioni previste per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno. È prevista anche la protezione e il supporto ai bambini testimoni di violenza domestica e viene chiesta la penalizzazione dei matrimoni forzati, delle mutilazioni genitali femminili e dell’aborto e della sterilizzazione forzata."
(Luca Liverani, Avvenire, 29/05/2013)

 

lunedì 13 maggio 2013

Justicia para los pueblos indigenas

Un capo Ixìl assiste al processo contro l'ex dittatore Efrain Rios Montt

80 anni di carcere: 50 con accusa di genocidio e 30 per crimini contro l'umanità. Questa è la condanna, giunta sabato 11 maggio, per l'ex dittatore del Guatemala Efrain Rios Montt, 86 anni, golpista nell'82. 
L'accusa di genocidio si riferisce allo sterminio di 200.000 indios maya. Il numero certo era di 1.771 Ixìl, ma sommando i morti (quando è stato capo del governo e capo dell'esercito) fra gli indios Quiché, Mam, Pocomam, Caqchikel, Kekchi, Tzutuhil e Jacaltechi si arriva alla spaventosa cifra di 200.000.
Si tratta della prima volta in Sud America in cui si giunge ad una condanna per genocidio ed è significativo che sia il Guatemala, perché è qui che nel '54 la C.I.A. e la United Fruit sostennero il primo golpe latinoamricano.
I popoli indigeni dell' America Latina stanno a guardare ora con speranza, continuando a battersi per il loro destino  e per liberarsi dall'eredità del dominio coloniale.