martedì 6 maggio 2014

Educare a relazionarsi con il gruppo


"Gli adulti dimenticano che il gruppo aiuta i giovani a sedare le loro incertezze, perché la propria condizione è vista come se fosse "clonata" negli altri, e ciò li toglie dal vissuto negativo di sé che si esprime già sulla misura della bellezza.
E' avvilente considerare come l'adolescente non sappia tuttavia vivere in gruppo né difendere le proprie convinzioni, rischiando di essere trascinato nel pericolo e nel dramma di comportamenti-contro, benché egli faccia parte di una classe, dunque di un pontenziale gruppo, sin dai sei anni.
E' questo un segno evidente che l'educazione scolastica, il cui primo risultato dovrebbe essere quello di insegnare a vivere nel gruppo e nella dimensione del quotidiano, non c'è e rinuncia a sperimentare quella che io chiamo educazione a relazionarsi nel gruppo. Se la scuola riuscisse a raggiungere questo obiettivo, avrebbe già dato un contributo essenziale ai propri allievi." (Vitorino Andreoli, L'educazione (im)possibile, pag.123, Rizzoli, 2014)