venerdì 12 ottobre 2012

Onore e rispetto? Una lettera a Mediaset contro la mafia


Alcuni giovani Siciliani hanno scritto una lettera a Mediaset in seguito alla messa in onda delle  fictions "Onore e rispetto" e "Squadra antimafia".
Si può sottoscrivere la lettera partecipando all'evento su Facebook:    http://www.facebook.com/events/156022757873040/

Ecco il testo della lettera:

Spett.le Dottor Donelli,
a scriverLe è una parte di quella giovane Italia che non trova più rappresentazione nei prodotti commerciali sottoposti alla nostra attenzione.
Questa lettera è il frutto di una lunga meditazione su ciò che è più giusto proporre mediaticamente e su quanto ci si possa spingere oltre le imprescindibili esigenze del business, dello spettacolo, della dura legge dell’audience e dello share.

Uno spettacolo - specialmente di prima serata - dovrebbe essere prima di tutto gradevole, godibile, comunicativo, educativo e rappresentativo.
Il cinema e la fiction italiana si sono sempre contraddistinti per la loro capacità di far assaporare in poltrona la vita reale mediante l’impareggiabile bravura dei ns. registi nel portare in scena spaccati di vita, di sofferenza e anche di crude realtà che quotidianamente animano il nostro bel Paese.

Le ultime settimane, invece, hanno visto una concentrazione in prima serata – sicuramente non a caso - di due fiction interamente dedicate alla criminalità più spietata, efferata, a tratti disumana ed irreale, che non può rispecchiare i valori e i principi del popolo italiano. Infatti, pur continuando a rimanere fiduciosi nei confronti della funzione educativa del mezzo televisivo e nell’impegno che la Vs. emittente ha sempre dedicato a questa imprescindibile funzione, tuttavia, si ha difficoltà nel comprendere la logica sottesa alle ultime fiction.

Senza voler limitare il discorso a uno o più prodotti determinati e prendendo soltanto spunto dalle ultime due fiction di Mediaset, “L’Onore e il Rispetto” e “Squadra Antimafia” vorremmo suscitare una riflessione su almeno tre questioni:



1. Cos’è per voi l’Italia ?

Dalla visione di queste fiction rimane l’immagine di un’Italia che non cambia e non prova nemmeno a farlo; che dagli inizi del 900 sino a oggi è animata dalle stesse barbare pulsioni (e non passioni), dagli stessi animaleschi istinti (e non sentimenti), di un’Italia assetata di denaro, di potere, che continua a considerare la donna come un oggetto su cui esercitare un pieno diritto di proprietà (utendi et abutendi), che non ha alcun rispetto delle istituzioni, dei luoghi sacri, del focolare domestico, della vita.

E’ questa l’Italia? E’ questo un italiano?

Non scandalizziamoci allora se poi all’estero alla parola italiano affiancano quella di mafia, di corrotto, di uomo scansa fatiche. Nessuno chiede di ignorare i tanti mali che attanagliano il nostro Paese, e saremmo soltanto degli illusi se pensassimo che la mafia o la corruzione non esistono, ma non possiamo accettare che passi il messaggio che l’Italia è soltanto questo.



2. Cos’è per voi la Sicilia?

Fare un film in Sicilia è un’esperienza indimenticabile a detta di registi, attori e scenici. Ma non si può sempre pensare di scendere giù, fare un bagno nelle sue meravigliose acque, sedersi a tavola a gustare una granita al limone, godere dei paesaggi, strappandone i modi di dire, costruendo stereotipi, ignorando le impareggiabili lotte per la libertà e la giustizia che si sono combattute in questa terra.

Nonostante all’opinione pubblica non interessi e certamente non fa aumentare lo share, la Sicilia è terra che da tempo combatte da sola la sua battaglia contro l’ingiustizia e il sopruso; che con fatica muove passi verso la legalità e che è costretta ogni volta a dover subire l’onda mediatica di una fiction che rigetta nello sconforto un intero popolo, rivanga sentimenti di sconfitta, sottolineando che nulla potrà mai cambiare.
E’ questa la Sicilia?



3. Nelle fiction Mediaset, l’Italia e i suoi giovani muoiono assieme.

A nostro sommesso avviso, l’errore non sta nella trama della, ma nel messaggio finale, in quello che resta dopo ogni puntata al telespettatore una volta spenta la TV.

Se per un attimo si mettessero di canto gli effetti scenici, l’alta definizione, il 3D, il 4D, l’effetto dolby, si tornerebbe a pensare che dietro ogni corpo morto di una pellicola deve esserci un’anima, un messaggio da veicolare.

Dalle due fiction prese a modello, dal nostro punto di vista, traspare uno spaccato di un’Italia disarmata, odorante di malaffare e del puzzo di politici e uomini di potere corrotti; di una gioventù disinteressata e puerile.
Difatti, cosa fanno i giovani nelle fiction di Mediaset? Sono al soldo della mafia, muoiono ammazzati, stuprati, uccidono i loro familiari, aspirano, non a conseguire una laurea, ma a diventare il capo del mandamento di questo o quell’altro quartiere.

Non si pensa, inoltre, al male che si fa ai giovani che a fatica tentano di lasciarsi alle spalle un difficile passato e lottano per un futuro migliore. Forse i genitori di altre parti d’Italia possono tranquillizzare i loro piccoli che quell’orrore visto in TV non li riguarderà mai in prima persona, perché quelle cose accadono solo nel profondo Sud, ma una mamma del meridione questo non può dirlo e al figlio non resterà che associare all’immagine dell’uomo forte, ricco e potente quella del mafioso.

Nelle fiction di Mediaset il male trionfa sempre e ai limiti del surreale, perché l’esigenza scenica impone di mettere in cantiere la IV , la V, e la VI serie, con protagonista un “eroe” che sa di fumetto, che non muore mai, insensibile alle pallottole.
Ma quindi in Italia ci sono solo i cattivi?
No, ci sono anche i buoni, ma come vengono rappresentati? Poveri, sgobboni, mosche bianche e con le ore contante. In maniera sbrigativa si deve, invece, liquidare l’uscita di scena di quel povero illuso che aveva provato a cambiare le cose, di quel magistrato, poliziotto o uomo comune che sa solo arrendersi, perché evidentemente questa è l’immagine che si vuol dare dell’Italia, una terra di inetti.



4. Il perché di una lettera.

Ci corre l’obbligo di precisare che la Ns. non vuole assolutamente risultare una critica gratuita o una sterile polemica, ma soltanto la necessità di segnalare un forte disagio.
Si è scelto di farlo in forma privata e senza alcuna ricerca di spettacolarizzare la notizia, che avrebbe dato a noi e alla notizia “gli onori” delle cronache e magari Vi avrebbe imposto – per atto dovuto – una riflessione.

Confidiamo, invece, in una Vs. risposta che provenga dalla coscienza e dal Vs. essere italiani, si può fare cinema anche provando a dare un contributo alla società, parlando dell’amore, dei giovani, del bene vita, dell’amicizia, dei sogni degli adolescenti, e perché no anche del male, della mafia e della violenza, ma di un male dal quale si può anche guarire, dei buoni che tante volte vincono sui cattivi e di un’Italia che – seppur ferita – si rialza.

Cordialmente

lunedì 8 ottobre 2012

Il Nobel per la medicina alla ricerca sulle staminali adulte

Riporto il comunicato stampa dell'Associazione Scienza e Vita:

“Accogliamo con viva soddisfazione la notizia dell’assegnazione del Premio Nobel per la medicina agli scienziati Shinya Yamanaka e John Gurdon per le loro ricerche sulle cellule staminali adulte”, commenta Lucio Romano, presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita.
“Questi studi hanno evidenziato come ricerca ed etica si possano coniugare virtuosamente, giungendo a risultati autentici e scientificamente fondati e aprendo la strada a nuovi metodi di cura delle malattie”, continua Lucio Romano. “Scienza & Vita sostiene da sempre la ricerca sulle cellule staminali adulte: una ricerca rispettosa della dignità dell’uomo, i cui vantaggi clinici sono documentati e dimostrati”.
“L’assegnazione del Nobel dimostra come si possa fare ricerca senza declassare gli embrioni a materiale da laboratorio, senza scadere in una logica utilitaristica e riduzionistica per cui l’essere umano, nelle sue prime fasi di vita, non sarebbe altro che un prodotto da cui trarre il massimo rendimento. La riprogrammazione delle cellule staminali adulte – conclude Lucio Romano - concilia le esigenze e i progressi della ricerca scientifica con l’assoluta e incondizionata dignità di ogni essere umano”.