martedì 3 aprile 2012

Iron Maiden: amore e odio

Gli Iron lo sanno: i fan comprerebbero anche i loro rifiuti organici se fossero in commercio...e ne approfittano.
Ad ogni album nuovo ecco che l'anno dopo esce un live, poi una raccolta, poi un DVD e poi chissà cos'altro.
Questo live non aggiunge niente alla loro spettacolare discografia (almeno fino a Dance of death, ed eliminando Virtual XI), anzi toglie in fatto di qualità. 
Nulla da ridire sulla bravura dei singoli musicisti (anche se McBrain non è più il batterista di una volta!), ma le canzoni...le canzoni di The final frontier non funzionavano su album e non funzionano nemmeno dal vivo. Per il resto ci sono le solite grandi songs (anche se nemmeno un brano dal penultimo T.M.O.L.A.D.; almeno These color don't run potevano includerla!) e la chicca di Running free.
In quanto al suono è mixato malissimo e ciò che si sente di più sono il basso di Harris e il pubblico di SanThiago del Cile. Peccato, soprattutto considerando che gli Iron hanno pubblicato due dei più bei live di sempre: Live after death ed il Live at Doninghton.

Detto questo, non si capisce dove stiano andando i Maiden. Non sono un nostalgico, anzi amo i gruppi che si sanno sempre rinnovare...ma rinnovare in meglio! Secondo loro stanno suonando progressive, ma erano mille volte più progressive album come Somewhere in time (1986) e 7th son of a 7th son (1988). Semplicemente stanno scrivendo canzoni brutte, assemblate a caso (sentire i cambi di tempo SBAGLIATI- non in controtempo, proprio sbagliati- di Eldorado) e noiosissime.
Mille volte meglio il nuovo album di Dr. John (a breve la recensione).

Amore per la band live e per i brani fino ai primi anni duemila, odio profondo per i Maiden del nuovo decennio.

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